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«L'intera Ue difenderà i risparmiatori»

di Enrico Brivio

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7 ottobre 2008

Unità di intenti e volontà di coordinamento, ma risposte ancora frammentate prendono forma in Europa per far fronte a una crisi finanziaria dai focolai diffusi e resta il disaccordo sull'ipotesi di un fondo di salvataggio comune per le banche in difficoltà.
A Parigi da Nicolas Sarkozy, presidente di turno Ue, e a Lussemburgo dalla riunione dei ministri dell'Eurogruppo sono arrivati ieri nuovi impegni per garantire la tutela dei risparmiatori in tutti i 27 Paesi europei e cercare di rasserenare le Borse cadute a picco. In una lettera inviata agli altri leader, il presidente francese ha invitato a intensificare gli sforzi comuni per minimizzare le possibilità che il contagio si propaghi dagli istituti bancari in difficoltà all'intero sistema finanziario e agli altri settori produttivi dell'economia, colpendo Pmi e innovazione. Nella consapevolezza, però, che l'urgenza di alcune situazioni impone il varo di rapide soluzioni nazionali, sebbene talvolta concertate tra più Paesi, come nel caso degli interventi in soccorso di Dexia e Fortis.
«Negli ultimi giorni diversi Stati membri hanno dovuto prendere urgentemente le misure necessarie ad assicurare la tutela del proprio sistema bancario nazionale - ha scritto Sarkozy - e hanno manifestato in questo modo la loro determinazione ad assicurare la perennità del finanziamento dell'economia e la sicurezza dei risparmiatori». Sarkozy ha però anche ribadito che «l'attuale situazione di urgenza richiede un'azione unitaria e volontà di cooperazione». E ha specificato che al summit di Bruxelles del 15 e 16 ottobre i leader europei dovranno mettere in campo una diagnosi condivisa per rilanciare una politica di rilancio della crescita, migliorare trasparenza e responsabilità degli attori finanziari e indicare i mezzi per rafforzare il sistema di supervisione.
D'accordo anche i ministri dell'area euro sulla necessità di «garantire il salvataggio delle banche che abbiano un carattere sistemico», come ha spiegato il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker. Divergenze difficili da appianare sono però rimaste sull'ipotesi di creare un Fondo europeo per il salvataggio degli istituti di credito, cui ogni Paese Ue destini il 3% del Pil: idea prospettata nei giorni scorsi da Parigi e L'Aja, rilanciata dal premier Silvio Berlusconi e difesa anche ieri sera a Lussemburgo dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ma fortemente osteggiata da Berlino e Londra e vista con molta cautela anche da altri Paesi. «Io e il cancelliere rifiutiamo uno scudo comune - ha puntualizzato seccamente il ministro dell'Economia tedesco, Peer Steinbrück, che ha disertato l'Eurogruppo per restare a Berlino e lavorare al piano tedesco di sostegno alle banche - perché noi tedeschi non vogliamo mettere il denaro in una grande pentola su cui non abbiamo il controllo». E anche il ministro spagnolo dell'Economia, Pedro Solbes, ha affermato che «un piano alla Paulson in Europa sarebbe difficile da realizzare».
Anche sull'aumento delle assicurazioni dei depositi i ministri dell'Eurozona hanno espresso un orientamento di fondo favorevole, ma le risposte sono rimaste diverse e nazionali. E dopo la garanzia a tappeto offerta a banche e investitori dall'Irlanda, la scelta della Germania durante il week-end di assicurare solo i depositi al dettaglio è stata seguita da Portogallo, Austria, Svezia e Danimarca, mentre la Gran Bretagna ha deciso di assicurare fino a 50mila sterline. La Commissione europea vede di buon occhio la strada imboccata da Berlino, mentre avanza obiezioni sul raggio d'azione troppo diffuso della scelta di Dublino, che arriverebbe a coprire addirittura un importo doppio al Pil irlandese. Allo studio dell'Esecutivo Ue è anche il rialzo da 20mila a 40mila euro della soglia minima di deposito da garantire, ma l'Italia finora gode della soglia protetta più alta in Europa di 103mila euro.
Si è anche tornati a precisare che le attuali norme europee non richiedono riforme drastiche alla luce della crisi, ma solo un'applicazione più elastica. «Le regole europee della concorrenza, sugli aiuti di Stato e il Patto di stabilità non cambiano - ha spiegato il commissario agli Affari economici Joaquin Almunia - ma saranno applicate con la flessibilità già prevista dai Trattati».

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